Capitale infetta (2016) by Alfonso Sabella

Capitale infetta (2016) by Alfonso Sabella

autore:Alfonso Sabella [Sabella, Alfonso]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2016-04-06T16:00:00+00:00


I varchi al mare

L’unica cosa che posso fare senza arrecare particolari disagi è aprire qualche varco di accesso libero al mare e prevedere sanzioni severissime per i balneari che, malgrado le disposizioni dettate dall’art. 1, comma 251 della legge n. 296/2006 (la Finanziaria del 2007 del governo Prodi), si fanno ancora pagare per consentire alle persone di attraversare il tratto di arenile che hanno in concessione e raggiungere, potendolo finalmente anche vedere, l’agognato mare.

Scopro che fino al 1989 erano attivi sul litorale una dozzina di varchi che con un’ordinanza della Capitaneria di porto emessa per ragioni di sicurezza erano stati chiusi. L’ordinanza è ormai decaduta ex lege per cui faccio notificare a tutti i titolari delle concessioni su cui insistevano prima i varchi i provvedimenti amministrativi necessari per procedere alla riapertura. Ovviamente c’è subito l’immancabile ricorso al Tar, ma siccome, una volta tanto, quei provvedimenti li abbiamo scritti bene grazie al prezioso supporto di Rodolfo Murra, capo dell’avvocatura capitolina, i giudici amministrativi non accolgono la domanda di sospensiva.

Nel frattempo devo eseguire un’altra operazione sul mare di Roma e all’alba del 14 aprile arrivo con le ruspe a Castelporziano, la spiaggia a sud di Ostia, in passato di proprietà della presidenza della Repubblica e poi donata da Saragat al Comune di Roma. Devo abbattere le superfetazioni abusive eseguite su quattro chioschi in muratura da sessantasei metri quadri ciascuno, costruiti sull’arenile negli anni Sessanta dall’Ente comunale di consumo che, nel tempo, si erano allargati smisuratamente fino a raggiungere anche i settecento metri quadri.

Ho tutte le sentenze e i provvedimenti amministrativi necessari. L’obiettivo era politicamente molto atteso perché segnava una chiara discontinuità con il passato e testimoniava il rinnovato impegno del partito di maggioranza in Campidoglio a recuperare il tempo perduto nell’affermazione della legalità a Roma e a Ostia in particolare, tanto che Matteo Orfini e Stefano Esposito avevano voluto personalmente partecipare. Per essere sicuro di poter affrontare adeguatamente ogni intoppo avevo organizzato un grande dispiegamento di forze in quanto ero convinto di trovare i titolari dei chioschi pronti a vender cara la pelle pur di non consentire alle ruspe della legalità», come le avrebbe prontamente definite sul suo profilo twitter Stefano Esposito, di buttar giù le opere abusive.

Quando arriviamo ai Cancelli», così i romani chiamano quel tratto di litorale, non troviamo proprio nessuno. Capirò dopo che non si aspettavano che quelle ordinanze di demolizione venissero davvero eseguite: in passato non era mai avvenuto. Anzi, secondo la regola non scritta dell W culum parandum, i solerti funzionari del Campidoglio magari, per non avere noie, emettevano regolarmente i provvedimenti amministrativi che poi però si guardavano bene dal far eseguire e che così restavano per sempre lettera morta.

Del resto la titolare di uno di questi chioschi era la moglie del capogruppo della maggioranza in Municipio sotto la precedente giunta di centrodestra e, quando due anni prima erano sorte polemiche sul mancato abbattimento del chiosco abusivo, l’allora presidente Vizzani aveva testualmente dichiarato: Qualora dovessero essersi verificati abusi, gli stessi sono stati perpetrati in tempi antecedenti all’attuale



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